La fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento furono anni segnati da una intensa trasformazione sociale in tutti i paesi del mondo sviluppato, basti pensare che tutte le Esposizioni Universali tenute in quei decenni trattavano insieme arte e innovazione industriale.
In Italia si diede molto spazio sia alle celebrazioni degli anniversari legati alla nascita dello Stato unitario, quali il 50° dello Statuto Albertino e il 50° dell’Unità d’Italia, sia alla presenza italiana sugli scenari internazionali, quali la Guerra italo-turca o Guerra di Libia e la diffusione della rete dell’energia elettrica con la Edison. Sotto il profilo culturale
la svolta più rappresentativa fu la nascita del movimento Futurista che permeò tutte le arti e contribuì a creare le aspettative sia di completamento territoriale dello Stato che di rapidità di cambiamento con il mito della "velocità".

Infatti, occorre ricordare che
non si era mai sopita la delusione per le conclusioni non brillanti della Terza Guerra d’Indipendenza e che larghi strati della società civile spingevano verso la Quarta per portare a termine il percorso risorgimentale.
Questi sentimenti permeavano anche il mondo bandistico e le sue musiche, intese quale espressione della cultura popolare.
La motivazione di
un premio assegnato al Concorso internazionale di composizioni originali per banda della Casa Belati lo documenta: "Il lavoro doveva essere breve e facile tanto da potersi eseguire da qualsiasi Banda ed i motivi veramente facili e geniali,
opportunamente commentati da spunti d’Inni patriottici e popolari, renderà

senza dubbio la suddetta marcia
rispondente allo scopo.". Questo passaggio era riportato nel periodico
L’Amico dei Musicisti del 1911 che in quegli anni intratteneva costanti rapporti con
i compositori per banda emigrati, soprattutto, in Brasile, Argentina e Stati Uniti e che dai paesi di adozione partecipavano con entusiasmo a questi Concorsi, espressione di promozione di italianità culturale.
Siamo nel 1914, in una Europa già immersa nelle tragiche conseguenze dell’attentato di Sarajevo, quando
il compositore Umberto Nicoletti decide di presentare all’annuale Concorso della Belati
una marcia militare che esprima i sentimenti e le emozioni che spingono l’Italia verso l’ingresso nella Prima Guerra Mondiale.
Occorre un titolo che riesca a sollecitare non aspettative,
ma la certezza della vittoria e Nicoletti non esita a rendere pubblico il suo sentire e
chiama la marcia: Il Trionfo.
Scelto il titolo
occorre pensare alla musica ed il Maestro non intende dirigersi verso una marcia da parata, per quanto emozionale possa alla fine risultarne l’esecuzione.
I suoi rapporti con i colleghi emigrati negli Stati Uniti d’America, vissuti attraverso l’Amico dei Musicisti, lo inducono ad
ispirarsi al genere della Marcia da Concerto, creato in quel lontano paese da
Claudio Grafulla, che nel 1861 compose la marcia militare Washington Grays, e consolidato dal Maestro napoletano
Francesco Maria Scala, per lunghi anni alla guida della Banda dei Marines o "Banda del Presidente" sempre a metà Ottocento. L’origine italiana della marcia da concerto all’americana è storia; con Nicoletti torna, ma con un vestito tutto vesselliano.
Il Trionfo venne premiata e pubblicata nello stesso 1914 e accompagnò le esibizioni delle Bande sia durante la Grande Guerra, sia nei concerti celebrativi della vittoria tenuti in tutti i paesi europei.
Per la sua attualità musicale, degna esponente della musica bandistica italiana, è naturale che la Marcia
Il Trionfo e il suo compositore Umberto Nicoletti si ripresentino per celebrare sulle piazze, sui mausolei e nei teatri
il 100° anniversario della più tragica guerra vissuta dall’Europa, ma che ha anche segnato
l’avvento della Nuova Europa del Novecento.
State ascoltando la marcia IL TRIONFO di Umberto Nicoletti eseguita dalla Banda di Sannicandro di Bari diretta da Francesco Loiacono nel concerto tenuto durante il Festival Musicale Bandalarga di Conversano del 2015.