Tito Belati a Lione

Spigolature dal libro di Stefano Ragni:
La casa editrice "Tito Belati" di Perugia e il suo periodico musicale 1911-1915

(Il 1890 è l’anno della svolta internazionale che tanto conterà nella complessità della formazione umana e professionale di Tito Belati. Infatti con nota del 29 ottobre 1890 riceve notizia della nomina ufficiale alla direzione del Corpo Musicale dell’Unione Italiana di Lione, città della Francia particolarmente vicina agli esuli risorgimentali italiani, ove le nostre comunità di emigranti avevano assorbito idee e spirito di Giuseppe Mazzini. E l’Unione Italiana era una associazione dove ancora, a fine ‘Ottocento, si respiravano quegli ideali sociali e culturali. E Belati si presenta a Lione con una delle sue ultime composizioni: una marcia militare dedicata a Giuseppe Garibaldi ed intitolata Caprera. Infatti erano maturi i tempi del cambiamento quando da Lione perveniva a Montaione, in quel del territorio fiorentino, un biglietto postale recante il timbro tondo della “Unione musicale Italiana”: ).

Alla direzione della banda di Lione si accredita notevoli successi ed acquisisce il rispetto sia delle autorità italiane che delle francesi. Cosa che non gli impedisce di continuare a cercare nuove acquisizioni. Come testimonia questo documento dove il Municipio di Ovada, nella persona del Sindaco, in data 18 agosto di quel ’91, attesta che Belati, ancora una volta, è arrivato solo secondo, ma la stima di tutti era con lui.
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La lontananza da casa accentua la importanza di affetti consolidati dalla stima per l’uomo e per il musicista; così nella lettera (Perugia, 23 maggio ’891) del più volte citato presidente (della banda del paese natale San Martino in Colle) Cavicchi (che ricorda i successi di Lione).
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Di questa carriera già ben tracciata è consapevole anche il non immemore maestro Mercuri:
< Caro Tito, Perugia 23 maggio 1891,
Ti ringrazio della tua lunga lettera e delle tue belle notizie, nonché del dono che mi hai fatto del preludio che ho gradito assai. Mi rallegro del bel successo che hai ottenuto e ti auguro di averne altri sempre migliori. Sento quanto mi dici. Ma … non impressionarti e avanti – Più starai fuori e più avrai valore, tornato in Italia ( …… ) Dunque avanti e coraggio! >.

Sul finire dell’anno cade anche una missiva che potrebbe avere il suo determinante peso nelle future scelte di farsi editore musicale. Proviene dallo Stabilimento Musicale Adolfo Lapini, ed è praticamente l’invito a farsi carico della presenza di proprie composizioni in un catalogo tematico supportato da un periodico giornalistico: un quadro editoriale che è antesignano di quelle differenziazioni di mercato in cui la Belati sarà maestra.
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In quel di Perugia la risonanza dei successi e dei rapidi avvicendamenti di carriera non manca di produrre l’inserimento del maestro Belati tra i musicisti che contano. Ne è un pur esiguo reperto la lettera con cui la “Società dei Rioni” ringrazia il musicista militare (era già direttore della banda del 35° Reggimento di Fanteria del Regio Esercito) della sua partecipazione al “Giury” delle bande musicali promosso dalla società stessa.

L’epopea breve, ma luminosa trascorsa a capo della banda italiana a Lione si approssima alla sua conclusione, come attesta un certificato a firma del Presidente, certamente richiesto per futuri concorsi:
< Lione, 25 aprile 1892.
Il sottoscritto certifica a chiunque che l’Unione Musicale Italiana di questa città sotto la direzione del Maestro Sig. Tito Belati prese parte al Gran Concorso Internazionale di musica tenutosi nella città di Saint-Etienne nei giorni 15e 16 agosto dello scorso 1891: ed in 2.a divisione e sezione riportò due secondi premj, tenendosi a pari in esecuzione con l’importantissima banda Municipale di Ruanna. >

Richiesto e ottenuto il prevedibile congedo professionale di due mesi (deliberazione del 29 aprile), Belati, il 4 luglio, riceve la ormai indispensabile liberatoria di dismissione dall’incarico. Cosa che avviene non senza un avvertibile dissapore tra le parti:
< pregiatissimo Maestro Sig. Belati
Oltremodo spiacente della prematura sua dimissione, deplorando i funesti eventi che l’occasionarono, pure la assicuriamo della nostra massima considerazione, e affinché le giovi in qualunque ricorrenza certifichiamo d’essere soddisfattissimi dei diciotto mesi di suo magistero nella nostra Istituzione, sia dal lato artistico che morale, meritando nel grande Concorso Internazionale di St. Etienne alla società vari premii, ed esclusivamente dovuti ai meriti ed alla perseveranza della S.V. >

Per capire cosa sia successo a Lione, anche alla luce degli accenni che si coglievano nella missiva di Mercuri, si devono sfogliare le lettere che Belati raccolse con un sottile filo da cucito, legandole tra loro come un carteggio particolare. La prima di queste ha la data del 12 febbraio 1893 e, su carta intestata, reca la firma del segretario Arcioli:
< Caro Signor Maestro Belati,
Lione, dalla sua Società, 12-2-93.
Caro Maestro voglia perdonare colla solita sua indulgenza l’eccessivo ritardo nel rispondere alla pregiata sua in data 19 dicembre 92. La colpa, come ella non dubita, non è mai tutta dello scrivente, ma bensì deriva sovente dal complesso sociale sempre restio nel deliberare e soprattutto difficilissimo d’essere subito in maggioranza. Comunque sia, Ella ci conosce e saprà meglio di ogni altro interpretare la legittimità ed ascoltare la voluta attenuanza.
Senza preamboli le trasmetto la volontà della maggioranza della nostra Società sempreché la S.V. abbi per noi la stessa simpatia gentilmente invocata e da noi sempre ben accolta, perciò Le riconfermiamo il magistero della nostra istituzione alle condizioni da lei proposte nell’ultima sua, purché non si faccia troppo desiderare. In attesa di pronto riscontro accetti di fretta, ma di cuore, i sensi della massima stima dell’intera Unione.
P.s. Non ricevendo pronta risposta sarà considerata non accolta la nostra domanda, e saremo obbligati di prendere le volute disposizioni. >

Che di un ultimatum si tratti è dunque facile intuizione. E di un maestro sostitutivo si parla nella lettera del 19 marzo del ’93, ancora su carta intestata dell’Unione, che nel frattempo ha mutato il precedente indirizzo di Avenue de Saxe 248 in quello di rue Mazenval 43.
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Trattandosi di una Società di palese ispirazione mazziniana, in una città ad alto tasso di esuli risorgimentali, Mazzini in primis, il nuovo maestro non dovrà essere sordo alle istanze di promozione sociale che sono certamente proprie dell’associazione:
< Caro Maestro, dopo aver fatto mille commenti alla proposta diametralmente opposta della prima, si finì per trovare una maggioranza per accettarla tal quale ce la espone. Si accetta pertanto il maestro da lei proposto, sempreché non manchi di competenza, unitamente ai requisiti morali, sempre indispensabili per il buon compimento dell’impegno. Di tutto ciò ci fidiamo interamente a lei, giacché non dev’essere meno interessato di noi al buon andamento della società che deve considerare sua, imperocché questa si dà volonterosa al bravo suo maestro sperando di condividere per molti anni in avvenire le fatiche e le glorie. Ora poi, bisognerebbe che il suo supplente avesse i meriti voluti all’incremento sociale onde la società possa, al suo arrivo, trovarsi in grado non solo di retribuirlo come per il passato, ma bensì come lo desideriamo tutti, di proporzionare il compenso ai meriti. Come si è detto, il suo sostituto può venir subito, secondo le condizioni da lei esposte nell’ultima sua in data 20 febbraio; i doveri da adempiere sono i medesimi che aveva lei e non cambieranno mai. Lo stipendio di Lire 150 (centocinquanta) mensili, con promessa di aumento qualora la Società lo possa ed il titolare lo meriti. Potrà, se lo giudica conveniente, stabilirgli un programma concordante alle abitudini della società, suscettibile delle varianti a seconda dei bisogni sociali. L’intera società fa voti per l’esito felice dell’imeneo annunciato, augurando alla fortunata coppia mille felicità e abbondante prole, onde eternare dell’arte e dell’ingegno perenni superstiti. ( ….. ) In ogni modo la preghiamo di un presente riscontro, e se vorrà darci qualche ragguaglio intorno al nuovo postulante le saremo molto grati. Giovi ricordare che la primavera s’avanza, stagione alquanto propensa al nostro scopo, la preghiamo di assecondarci e saremo felici.
Si lesse in seduta l’articolo concernente il concorso di Spezia, ed un applauso spontaneo scattò dall’assemblea al suo indirizzo. L’avvertiamo che l’anno venturo vi sarà il grandissimo Concorso internazionale di Lione, e non c’è tempo da perdere se vogliamo farci tutti onore. Accetti dall’intera Società i sensi della massima stima ed in particolare dall’intero Comitato e dallo scrivente, il segretario Arcioli. >

Appare evidente che l’assenza di Belati è considerata del tutto momentanea, viste anche le imminenti nozze, e che il sostituto dovrà solo portare avanti un lavoro che si auspica possa essere ripreso dal maestro titolare. E’ ancora Arcioli che tocca il tasto delle incomprensioni, dando notizia dell’arrivo del sostituto, maestro Rossini; lo fa nella lettera dell’8 aprile, sempre di quel ’93:
< Egregio Signor Maestro
Ricevemmo con entusiasmo il Sig. Rossini, suo raccomandato; non abbiamo ancora il tempo di giudicarne i meriti, nondimeno l’impressione è buona, e speriamo che si otterrà l’incremento desiderato onde conseguire, in uno coi progressi dell’arte e dell’istituzione anche i proventi onde reintegrare onoratamente la S.V. che pur dà prova di buon compagno, dimenticando i pettegolezzi suscitati dall’incoerenza del caso, anziché da maliziosi calcoli che umiliano ed offendono. Rimettiamo con piacere la partitura del pezzo Lugdunum, del concorso di St. Etienne al Sig. Rossini, non potendo spedirla senza offendere chi ne ha irrisione.
Siamo al colmo degl’ impegni amministrativi, non ci rimane tempo per soddisfare gl’impegni di riconoscenza e gratitudine, ma abbiasi intanto la certezza di meritarsi tutta la nostra stima e in una co’ nostri ringraziamenti, abbiasi i nostri saluti più affettuosi.>

Appena un mese dopo, anche per Arcioli sarà la certezza dell’avvenuto distacco:
< Pregiatissimo Signor Belati,
Le chiediamo innanzi tutto mille scuse se non abbiamo prima d’ora risposto alla pregiatissima sua lettera in data 24 aprile, la quale ci giunse nondimeno cara coll’altre sue antecedenti, imperocché in tutta la sua corrispondenza notiamo l’amore e la simpatia che conserva ognora per l’antica Unione e che tutto ci lascia sperare che non verrà in lei mai meno. La ringraziamo di cuore dei sinceri suoi ricordi, assicurandola che dal nostro canto tutto è di contraccambio e la benevolenza che col più alto merito s’è acquistata, rimane in noi perenne. Siamo oltremodo lieti e fortunati di annunziarle che il maestro Rossini è veramente degno della nostra lode, e ben presto fummo convinti che lei ci prometteva riguardo al suo supplente, tutto fu reale e di nostra soddisfazione. ( ……. ) Deploriamo che in questi giorni il povero maestro trovisi alquanto annoiato, vedendo che parecchi musicisti scompaiono. La causa fatale è lo sciopero dei gessatori di Lione che da quasi un mese è scoppiato e siccome il nostro corpo musicale è composto la maggior parte di tali operai, molti di essi sono costretti ad abbandonare la città e cercar lavoro altrove. E’ sicuro che la piaga sarà presto guarita ed appena che lo sciopero sarà chiuso, tutti i nostri bravi figli rientreranno in grembo alla grande famiglia. Signor Belati, la ringraziamo infinitamente della bontà e gentilezza che continuamente ci addimostra, e più ancora col dirci di ricorrere a lei in ciò che potrebbe occorrerci di musica. Grazie mille! >.


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